Agostoni, coltivazioni cacao sostenibili solo con reddito adeguato a chi ci lavora

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(Adnkronos) – “Rendere la coltivazione del cacao sostenibile significa renderla capace di dare un living income adeguato alla famiglie e questo passa per un grande lavoro di aumento di produttività e aumento di qualità”. A sottolinearlo è Sara Agostoni, Chief Sustainability Officer di Icam Cioccolato, azienda lecchese specializzata nella produzione e commercializzazione di cioccolato e semilavorati del cacao che da oltre 75 anni segue tutte le fasi di lavorazione della materia prima: dalla piantumazione e crescita delle piante, dalla raccolta ed essiccazione dei suoi frutti, fino ad arrivare alla sua lavorazione e trasformazione in cioccolato di alta qualità, destinato poi al consumatore finale, all’industria e ai professionisti del settore. 

Sono osservazioni che arrivano a margine della presentazione del quinto report di sostenibilità di Icam Cioccolato, che conferma così il suo impegno a mantenere un approccio etico e sostenibile: “Il bilancio di sostenibilità del 2022 si apre con la lettera del Presidente che pone un tema strategico molto importante che riguarda la sostenibilità della produzione del cacao -sottolinea Agostoni – Molti analisti indicano che la crescente domanda di cacao, a livello mondiale, rischia di non poter essere soddisfatta per diverse cause: prima tra tutte, la scarsa remunerazione delle coltivazioni di cacao che è strettamente collegata alla mancanza di una produttività sufficiente delle coltivazioni”. 

“Un problema che – aggiunge- provoca un peggioramento delle coltivazioni con un conseguente calo della produzione di cacao e un living income per le famiglie sempre meno sufficiente”. 

Il bilancio di sostenibilità di Icam Cioccolato fa leva su 4 macroaree: persone, filiera, innovazione e ambiente. In questo contesto si inserisce il progetto Icam Chocolate Uganda Ltd. nato nel 2010 come centro di raccolta e di lavorazione del cacao fresco e che nel 2022 ha visto un incremento di 36 persone in organico. 

“Le caratteristiche della nostra esperienza ugandese si sono incentrate sulla costruzione di un centro che si dedica alla fermentazione e all’essiccazione del cacao -due operazioni fondamentali per garantire la qualità o la mutualità del prodotto-, sulla costituzione di centri di lavorazione che hanno rappresentato un’eccellenza di formazione del nostro personale sulle tecniche di produzione e di lavorazione del cacao e sulla formazione e l’accompagnamento dei coltivatori”. 

Icam nel corso degli anni si è contraddistinta per la profonda attenzione alle tematiche ambientali e per l’impegno a rendere il più basso possibile l’impatto del proprio operato sul pianeta: “La nostra esperienza di Icam Uganda è stata per noi anche un banco di prova importante nel lavoro di misurazione, di riduzione e di mitigazione della nostra impronta carbonica -fa sapere la Chief Sustainability Officer di Icam Cioccolato – Un lavoro iniziato nel 2020 quando Icam ha iniziato a misurare la propria carbon footprint con l’aiuto di consulenti specializzati del settore. 

Il risultato di misurazione sulla filiera ugandese è stato sorprendente – continua Agostoni – l’emissione carbonica del distretto di Bundibugyo, certificato biologico, è risultata essere inferiore a 3 kg di CO2 equivalente per ogni chilo di cacao coltivato che si confronta con la media mondiale di circa 11 kg di CO2 equivalente per ogni kg di cacao confrontato”. 

“Anche nei distretti coltivati con tecniche convenzionali (Hoima e Mukono) il risultato è stato particolarmente importante: circa 4 kg di CO2 equivalente di emissioni. Quindi la media dell’emissione carbonica è circa tre volte meno della media di letteratura mondiale. Un risultato significativo per gli agricoltori del posto – rimarca Agostoni – che si traduce in un abbattimento delle emissione carbonica, nella difesa della biodiversità, nel contrasto alla desertificazione e alla deforestazione che oggi viene indicato come uno dei problemi più rilevanti di tante coltivazioni agricole e che la Comunità Europea sta richiamando nella direttiva Deforestation Zero firmata a dicembre del 2022 con entrata in vigore a partire dal 2024”. 

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