Caos taxi, la proposta: “Doppi turni e licenze temporanee per turismo o grandi eventi”

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(Adnkronos) – “Abbiamo un grande potenziale da sviluppare per migliorare i servizi di taxi nelle grandi città italiane, quindi, valorizzare le licenze esistenti sarebbe un primo passo”. Ad affermarlo è Mirko Bergonzoni, coordinatore nazionale Taxi di Uil Trasporti, interpellato dall’Adnkronos sul problema delle gravi inefficienze dei servizi taxi nelle grandi città. Una carenza che spaventa e fa indignare i cittadini e gli stranieri che giungono a Roma come a Milano e attendono a volte anche ore prima di poter prendere un taxi, un fenomeno che in questo periodo di grandi flussi turistici o in occasione di grandi eventi come concerti, partite e in vista del Giubileo del 2025 è molto sentito a Roma, ma anche a Milano, a Firenze e in molte zone della penisola a vocazione turistica.  

Bergonzoni che svolge la sua attività di tassista a Bologna e appartiene alla cooperativa Cotabo, spiega “per quanto riguarda le azioni da mettere in campo per migliorare il servizio non servono interventi a pioggia come quello di aumentare le licenze che sembra essere la cosa più semplice da vendere all’opinione pubblica che si indigna per le file di persone che aspettano le vetture. Non è così, bisogna perché bisogna prevedere anche i periodi di fermo, come è stato per il covid e se si aumentano le licenze poi che fanno questi lavoratori, come gli si garantisce un reddito? Bisogna efficientare l’esistente – ribadisce – ma serve un maggiore confronto con le amministrazioni comunali per arrivare a soluzioni condivise, perché a volte si ha un dialogo proficuo a volte no. Noi come categoria di taxi di Uil Trasporti siamo sempre pronti al dialogo”.  

L’importante è capire che “su ogni territorio e città ci sono condizioni diverse, Roma non è Milano, Bologna non è Palermo, non è Napoli. A Roma un tassista mediamente lavora con turni di 8-9 ore, a Milano e a Bologna con turni anche di 12-13 ore. Se moltiplichiamo per 3 ore in più il numero delle licenze di Roma che sono 8mila ecco che il servizio sarebbe molto più elevato”. E infatti nella capitale si sta sperimentando quella che viene definita la ‘doppia guida’ (ovvero due soggetti che lavorano su una stessa licenza). “Ma siccome gli autisti devono appartenere allo stesso nucleo familiare o devono avere un grado di parentela, – osserva Bergonzoni – si stanno facendo valutazioni per allargare questa platea anche a chi non ha una parentela”.  

Senza entrare troppo nel tecnico però osserva ancora Bergonzoni, per la ‘doppia guida’ la Camera di commercio deve avere un codice per identificare un lavoratore autonomo (che non è dipendente di una cooperativa) e a questo proposito “si pone il tema dell’inquadramento normativo in quanto la legge di riferimento del 1992 prevede che una tassista debba avere alcuni requisiti ovvero la disponibilità di una vettura anche in leasing e che sia titolare di una licenza”.  

Un’altra soluzione per il servizio pubblico non di linea può essere individuata nelle “doppie turnazioni, turnazioni mirate, soppressioni o ampliamento dei turni di riposo in certi periodi dell’anno o anche le licenze temporanee previste dalla legge Bersani. Inoltre le commissioni di monitoraggio (con rappresentanti di categoria, delle istituzioni, dei consumatori) previste dalle norme, non vengono messe in pratica. Infine, la disponibilità al confronto con le istituzioni -aggiunge il tassista – non deve portare alla deregolamentazione ovvero la non attuazione della normativa, come è avvenuto con la legge 12 del 2019 i cui decreti attuativi non sono stati emanati.  

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