“Storie di leadership che attraversano i deserti”

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(Adnkronos) – L’International Corporate Communication Hub ha presentato ieri il nuovo libro ‘Leader per forza. Storie di leadership che attraversano i deserti’ di Antonio Funiciello edito da Rizzoli a Palazzo Wedekind a Roma. In seguito ai saluti di indirizzo a cura del segretario generale di Icch Pierangelo Fabiano, sono intervenuti, oltre l’autore: Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario di Stato per l’Attuazione del programma di Governo, e Fabio Tamburini, direttore Il Sole 24 Ore.

L’incontro, che nasce dall’analisi sul tema leadership di Antonio Funiciello, è stata occasione di un autorevole dibattito tra figure di primo piano con alle spalle anni di esperienza istituzionale e manageriale, che hanno scelto di dedicare la propria vita alla più alta missione di servire lo Stato e garantire il benessere del Paese.

Dal confronto tra le diverse figure presenti nel libro forgiate ed emerse dalla lotta politica, è possibile riconoscere quale sia la vera forza della buona leadership – la disposizione a voler imparare a diventare leader, la fedeltà a una causa, la capacità di delega contro ogni narcisistico accentramento, l’abilità di pianificare senza affidarsi alle proprie intuizioni, saper giocare di sponda, il rispetto degli avversari, la dissidenza come scintilla dell’azione trasformativa.

In apertura, Pierangelo Fabiano, segretario generale Icch, ha dichiarato: “Oggi, come International Corporate Communication Hub, abbiamo il piacere di presentare il nuovo libro di Antonio Funiciello edito da Rizzoli ‘Leader per forza. Storie di leadership che attraversano i deserti’. Icch è un osservatorio in continua crescita, casa di manager e di comunicatori che si dedicano con passione alla propria attività con l’obiettivo comune di migliorare la realtà in cui siamo tutti coinvolti. Nell’incontro si è parlato di leadership, figura necessaria per affrontare le sfide attuali e il libro ci ricorda come una buona leadership non equivale a una leadership forte; la leadership è predisposizione a migliorare, a imparare dagli altri, fedeltà e passione per una causa, ma anche pragmatismo e pianificazione e, ancora, rispetto per gli altri e per le proprie idee. Tutte pietre angolari per la crescita personale e professionale dei leader”.

Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario di Stato per l’Attuazione del programma di Governo, ha affermato: “Uno scambio di idee e prospettive sul tema della leadership che si intreccia, fatalmente, con la scomparsa di un grande leader, qual è stato il presidente Berlusconi, protagonista indiscusso della politica italiana e grande difensore del nostro interesse nazionale. Come ben raccontato nel libro di Funiciello, nessuna vera leadership può affermarsi senza una visione energeticamente orientata al bene del proprio popolo, la stessa che oggi guida l’azione del premier Giorgia Meloni”.

Antonio Funiciello, autore del libro, ha detto: “Abbiamo avuto difficoltà, come democrazie occidentali, nel produrre leadership capaci di porsi come elemento di risoluzione della complessità. E dal momento che la complessità della governance aumenta, c’è sempre più bisogno di buona leadership. Nelle autocrazie, grazie alla centralizzazione del potere e all’assenza dello stato di diritto occidentale, questa sfida è stata affrontata in maniera più diretta. L’idea del titolo viene dalla Bibbia e da Mosè, quindi di un leader che liberò il suo popolo. Quel che dobbiamo cercare oggi è una leadership capace di traghettare il mondo dal vecchio tempo che tarda a concludersi al nuovo che non è ancora cominciato. Nelle grandi epoche di transizione la buona leadership è quella che, credendo in una causa condivisa coi propri seguaci, e anche capace di ispirarli nel cammino. L’altra capacità fondamentale deve essere quella di delegare ai propri collaboratori e al proprio staff. Trovo che sia essenziale rispettare i propri avversari e avere la non banale capacità di andare anche controcorrente”.

Fabio Tamburini, direttore, Il Sole 24 Ore, ha sottolineato: “Leggendo la storia dei leader del passato possiamo capire come venirne a capo e possiamo facilmente comprendere come tanti grandi leader siano nati tra i banchi di scuola, nelle università e nelle scuole di partito. Oggi il mondo è cambiato. Che fine hanno fatto, per esempio, le scuole di partito? Sparite. Così oggi mancano i luoghi di crescita e selezione della classe dirigente politica”.

“Il secondo aspetto non banale – ha affermato – è legato alla caduta del Muro di Berlino, dal fatto che sia venuta meno la necessità di fare fronte comune per arginare un nemico percepito come grande e temibile. L’esempio italiano lo vediamo in Craxi e Andreotti, che sono stati spazzati via una volta che è venuta meno la loro utilità in funzione anticomunista. Tornando alle caratteristiche che dovrebbe avere un buon leader, ne evidenzio due: spessore culturale e carisma sono gli elementi che – se sommati – ne danno la statura”.

“La drammatica carenza di figure attuali di questo tipo – ha commentato -riflette nella politica quello che capita nella società civile. Non esprimiamo più le leadership di una volta anche a livello di mestieri e professioni. Questo probabilmente nasce dal fatto che la conoscenza si è parcellizzata. Conosco avvocati che sono straordinari nel loro specifico settore, ma che non sanno alzare lo sguardo”.

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