Tra capoluoghi al voto a Pisa e Brindisi Tari più alta per utenze domestiche

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(Adnkronos) – Una famiglia di due persone che vive in una casa da 80 metri quadrati a Brescia spende, per la Tari, meno della metà di un nucleo familiare che, a parità di condizioni, risieda a Pisa, Brindisi, Latina o Massa (141 euro contro 341, 338, 318 e 302 euro). I ristoratori di Brindisi o Latina pagano, per i rifiuti, oltre il doppio dei colleghi senesi o anconetani. La tariffa è di 13,09 euro al metro quadrato a Siena e 15,10 ad Ancona contro i 36,59 di Latina e i 37,42 di Brindisi. Sono alcuni dei dati che emergono da un dossier di Centro Studi Enti Locali (Csel), elaborato per Adnkronos, basato sull’analisi degli atti di approvazione delle tariffe Tari valide per l’anno 2022 nei Comuni capoluogo di Provincia con popolazione superiore a 50.000 abitanti che andranno al voto il 14 e 15 maggio e che hanno correttamente adempiuto agli obblighi di trasmissione degli atti deliberativi all’interno del ‘Portale del federalismo fiscale’ entro i termini previsti dalla normativa.  

Quest’ultima operazione, a partire dal 2020, è una condizione necessaria – ricorda Csel – per rendere efficaci e validi gli atti approvati dai Comuni. Sono stati quindi esclusi enti come Treviso o Terni che non hanno pubblicato gli atti in toto o lo hanno fatto tardivamente, facendo sì che questi non fossero applicabili. Gli atti che determinano il livello tariffario Tari sono stati analizzati sia a livello di impostazione della tariffa, sia a livello di analisi del maggiore o minore incidenza che la Tari ha sulle tasche dei contribuenti. Gli enti che rientrano nel novero della ricerca sono: Ancona, Brescia, Brindisi, Latina, Massa, Pisa, Siena, Teramo e Vicenza.  

I Comuni del campione individuato – precisa Csel – applicano la Tari nella sua versione tributaria e non nella versione cosiddetta ‘corrispettiva’. Tutti i Comuni del campione, inoltre, applicano la cosiddetta ‘tariffa binomia’. Questa costruisce la Tari ripartendo il gettito in due quote distinte: la quota fissa, determinata in relazione alle componenti essenziali del servizio, e la quota variabile, rapportata alla quantità di rifiuti conferiti al pubblico servizio. La ‘tariffa binomia’, nelle utenze domestiche, tiene in considerazione sia l’estensione del locale che il numero degli occupanti, a differenza di quella ‘monomia’ (non applicata dai comuni del campione) che, invece, prende come riferimento, per le sole utenze domestiche, la superficie del locale, senza variare il gettito in base al numero degli occupanti. 

Per quanto riguarda gli atti amministrativi, sono stati analizzati i dati relativi alle deliberazioni tariffarie dell’anno 2022 pubblicate (alla data del 5 maggio 2023) sul ‘Portale del federalismo fiscale’. Per il 2023 il termine di approvazione è fissato al 31 maggio 2023, mentre le scadenze legate al caricamento degli atti sul sito in questione sono il 14 ottobre per trasmissione e il 28 ottobre per la pubblicazione. Lo studio si è quindi basato sulle tariffe 2022 applicate dai Comuni rientranti nel campione. 

Analizzando l’impatto economico delle tariffe per utenze domestiche, Csel spiega che “la Tari, dal punto di vista del bilancio familiare, rappresenta da sempre una voce di spesa che, insieme agli altri servizi a rete, incide in maniera significativa sia sulla percezione che l’utente ha del servizio che sugli equilibri finanziari di quest’ultimo” e che, “per queste ragioni, è importante procedere ad un’analisi comparata del costo del servizio di raccolta e gestione dei rifiuti”. 

Analizzando in maniera comparata tutti gli atti di approvazione delle tariffe, emergono i seguenti costi: una persona che vive da sola in un appartamento da 60 metri quadrati paga circa 85 euro di Tari a Brescia e Vicenza, meno della metà di quanto gli sarebbe richiesto se vivesse a Pisa (195 euro) o a Latina (180 euro). In mezzo Brindisi (166 euro), Massa (160 euro), Ancona (131 euro), Teramo (123 euro) e Siena (105 euro). Sempre limitatamente al campione oggetto dell’analisi, se si è in due e si vive in una casa da 80 metri quadrati, conviene avere la residenza, nell’ordine, a Brescia, Vicenza e Siena. In questi Comuni, questa tipologia di utente paga rispettivamente 141, 156 e 160 euro contro i 215 di Ancona, 227 di Teramo, 302 di Latina, 317 di Massa, 339 di Brindisi e 341 di Pisa.  

Anche nel caso delle famiglie di 3 componenti, residenti in immobili che misurano 100 metri quadrati, le tariffe più alte in assoluto, tra i Comuni del campione, sono quelle applicate in quel Brindisi (442 euro) e Pisa (441 euro). Quelle più convenienti sono, ancora una volta, quelle di Brescia (186 euro), Vicenza (201 euro) e Siena (212 euro). A Teramo la tariffa richiesta, nelle stesse condizioni, è pari a 276 euro, ad Ancona 283 euro, a Latina 334 euro e a Massa 372 euro.  

Prendiamo invece il caso di un nucleo familiare di 4 persone che viva in una casa da 120 metri quadri. Anche per questa fattispecie, le bollette Tari più care in assoluto – tra i Comuni capoluogo di provincia con più di 50mila abitanti che andranno alle urne il 14 e 15 maggio – sono quelle destinate ai pisani (572 euro), seguiti da brindisini (548 euro) e massesi (431 euro). Continuando a scendere, troviamo Latina, che applica in questo caso una tariffa da 417 euro, Ancona (358 euro), Teramo (322 euro), Siena (272 euro), Vincenza (234 euro) e Brescia (232 euro). Non molto diversa la ‘geografia della convenienza’ se una famiglia ha 5 componenti che vivono in 140 metri quadrati. Le richieste più esose sono sempre quelle di Pisa (707 euro) e Brindisi (700). Quelle più moderate restano quelle di Vicenza (275 euro) e Brescia (289 euro). Tra questi estremi si collocano Siena, con 338 euro, Teramo (379 euro), Ancora (400 euro), Latina (538 euro) e Massa, con 557 euro.  

Chiudono il cerchio della ricerca condotta da Csel, sulle utenze domestiche, le famiglie con sei componenti che vivano in 160 metri quadrati. Anche in questo caso è Pisa, con 831 euro, il Comune più esoso del campione nella tariffazione Tari, seguito da Brindisi (807 euro), Massa (658 euro), Latina (636 euro), Ancona (473 euro) e Siena (454 euro). Nel Comune di Teramo, a pari condizioni, il costo è di 430 euro, contro i 347 di Brescia. Nettamente al di sotto della media la tariffa riservata ai vicentini che è di 292 euro.  

Il Comune di Pisa ha le più alte tariffe Tari per le utenze domestiche per tutti i componenti, mentre i Comuni di Brescia e Vicenza detengono il primato di quelle più basse. Dall’analisi condotta emerge che Ancona, Brescia, Siena, Teramo e Vincenza hanno tariffe, per le utenze domestiche, al di sotto della media dei Comuni indagati, mentre gli altri quattro (Brindisi, Latina, Massa e Pisa) hanno tariffe al di sopra della media su tutte le categorie di utenza tassate.  

L’analisi tariffaria è stata condotta sul dato ‘standard’, ovvero senza tener conto delle eventuali riduzioni e/o agevolazioni erogate a favore delle utenze, sottolinea Csel. Dal punto di vista dell’analisi delle utenze non domestiche, l’indagine è stata estesa alle più significative tra le 30 categorie previste dal dpr. n. 158/1999. Il Comune di Brescia è l’unico, tra quelli facenti parte del campione, che ha operato alcune variazioni alla profilazione standard, inserendo ulteriori categorie di utenze rispetto a quelle previste dalla norma citata. Altri (tra cui Vicenza e Siena) hanno inserito alcune sottocategorie (ad esempio, utenze relative ad agriturismi, B&B, case vacanze, ecc) 

L’indagine è stata condotta, per i rimanenti Comuni del campione, sulle seguenti categorie di utenze non domestiche, maggiormente interessate dall’emergenza epidemiologica: ‘Cinematografi e teatri’, ‘Attività artigianali tipo botteghe: parrucchiere, barbiere, estetista’, ‘Attività artigianali di produzione beni specifici’, ‘Ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub’, ‘Bar, caffè, pasticceria’. 

Per quanto riguarda le categorie delle utenze non domestiche, il Comune di Brescia detiene il primato delle tariffe più basse per le categorie degli alberghi senza ristorante (3,07 euro al metro quadrato contro i 9.36 euro di Brindisi), uffici e agenzie (3,40 euro contro 12,13 di Brindisi) e per attività come parrucchieri ed estetiste, chiamati a versare 4,61 euro al metro quadrato (meno di un terzo rispetto ai colleghi brindisini, che pagano invece 13,07 euro al metro quadrato).  

Il Comune di Ancona ha approvato le tariffe più contenute per le categorie 21 (attività artigianali di produzione beni specifici) e 24 (bar, pasticcerie). Queste pagano rispettivamente, 2,86 e 11,37 euro al metro quadrato contro una media di 3,96 per la prima categoria e 18, 13 della seconda. Le richieste più esose sono, nel primo caso, quelle del Comune di Teramo (5,20 euro), nel secondo quelle di Brindisi, con 28,14 euro al metro quadrato. Per la categoria che comprende ristoranti, pub e pizzerie, è Siena il Comune che fa pagare meno in assoluto per la Tari tra i Comuni analizzati (13,09 euro a metro quadrato). Il Comune di Brindisi è, anche in questo caso, l’ente con le tariffe più alte: 37,42 euro al metro quadrato contro una media di 22,12. 

Gli scostamenti rispetto alla media variano a seconda della categoria. A titolo esemplificativo, il Comune di Pisa applica una tariffa più alta rispetto alla media per la categoria che comprende ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub (26,33 euro contro una media di 22,12) ma adotta una tariffa molto più bassa per la categoria delle attività artigianali tipo botteghe come parrucchiere, barbiere, estetista, che pagano nella città della torre pendente 5,23 euro al metro quadrato contro una media di 6,43). O, ancora, il Comune di Teramo è il più ‘caro’ sulla categoria delle attività artigianali di produzione beni specifici (5,20 euro al metro quadrato) ma applica la terza tariffa più bassa su quella che comprende ristoranti e pizzerie (15,18 euro al metro quadrato). Come nel caso delle utenze domestiche, la comparazione è stata effettuata non tenendo conto delle eventuali riduzioni che possono spettare alle varie utenze, conclude Csel. 

 

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