Bologna, medico arrestato per omicidio moglie indagato anche per morte suocera

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(Adnkronos) – Giampaolo Amato, il medico della Ausl di Bologna arrestato con l’accusa di aver ucciso la moglie, Isabella Linsalata, con un cocktail di farmaci nella notte tra il 30 e il 31 ottobre 2021, è indagato anche per la morte della suocera Giulia Tateo, morta 22 giorni prima della figlia. E’ quanto scrive il gip Claudio Paris nell’ordinanza di custodia cautelare, riferendo “degli ancor più inquietanti esiti restituiti dalle preliminari analisi sulla salma” della donna; “analisi che sono risultate positive a Midazolam ed al suo metabolita …, emergendo altresì il sospetto della presenza di sevoflurano nel prelievo di polmone”. Esiti, questi, comunque, “da intendersi come preliminari e necessitanti di indagini di conferma”. 

LA MOGLIE SAPEVA – “Isabella Linsalata, venuta a conoscenza di una relazione extraconiugale del marito, aveva cominciato ad avere degli immotivati episodi di narcolessia e aveva scoperto di essere positiva alle benzodiazepine, somministratele a sua insaputa. Nel mese di maggio 2019, la sorella della vittima, proprio a seguito di uno degli episodi di immotivato malore, aveva recuperato dall’abitazione di Isabella una bottiglia di vino ritenuta il mezzo di somministrazione della sostanza causante la narcolessia in quell’occasione”. 

Isabella Linsalata si sottopose ad alcune analisi per accertare la natura dei suoi malesseri sempre più frequenti e dovuti alla somministrazione, a sua insaputa, di sedativi. I risultati, ritirati il 21 maggio 2019, avevano rilevato un valore altissimo di benzodiazepina nelle urine della donna che però, “pur comprendendo la gravità dell’accaduto – scrive il giudice – , aveva imposto alle sue amiche e a sua sorella di tenere segreto il risultato delle analisi perché non voleva rovinare la carriera del marito, ma soprattutto per il bene dei figli così da preservarne il rapporto con loro padre. Per tale motivo la vittima aveva deciso di non tenere in casa il referto del laboratorio e l’aveva consegnato all’amica che lo aveva custodito per lei fino alla sua morte”, si legge nell’ordinanza. 

IL MOVENTE – “Amato ha prioritariamente agito perché ossessionato dall’impossibilità di vivere liberamente la propria storia d’amore con la giovane amante – scrive il Gip – ostacolato com’era dal suo matrimonio con la non più giovane moglie. Sennonché, dal suo amore per la prima era ossessionato allora, e continua ad esserlo oggi, avendo d’improvviso realizzato, dal suo punto di vista, d’esser stato da lei ingannato, sfruttato e poi abbandonato proprio nel momento del bisogno, dopo averne reso possibile il coronamento con l’omicidio del coniuge; e maturata questa convinzione – si sottolinea nell’ordinanza – la colpisce con tutta la sua rabbiosa acredine, al punto da farle temere per la propria incolumità, per come ella rivela alla sua amica, alla quale confida finanche la sua convinzione di avere a che fare con uno psicopatico, capace di deformare la realtà e finanche di convincersene”. 

AMANTE “DIABOLICO” – “Giampaolo, io prima di incontrare te ero felice. Ero una persona normale. Mi ha fatto diventare nevrotica. Tu sei diabolico. Non conosco nessuno in grado di ferire e raccontare bugie come te. Sei pericoloso”, scriveva infatti in una chat whatsapp ad Amato l’informatrice farmaceutica con la quale il medico aveva una relazione extraconiugale.  

E’ evidente che dal tenore dei messaggi tra i due amanti “emerge come già da qualche tempo – scrive il Gip – la relazione fosse particolarmente tesa e frustrante, anche e soprattutto per l’indagato, l’unico della coppia a non poterla vivere liberamente se non al costo di quelle decisioni dolorosissime che secondo l’amante non avrà mai il coraggio di assumere”. E sottolinea “l’assoluta rilevanza della coincidenza temporale tra la progressione delle frustrazioni sentimentali di Amato – la cui infedeltà verrà nuovamente scoperta dalla vittima a fine febbraio 2019 – e la patologica escalation delle condizioni di salute di quest’ultima tra febbraio e maggio 2019”.  

Non solo. La donna all’amica dice che ‘menomale che non si è trovata debole come la moglie, altrimenti avrebbe fatto la stessa fine’. La donna, infatti ribadisce che Giampaolo “adesso le fa paura perché è capace di negare l’evidenza dei fatti in una maniera ‘importante’, da persona che non sta bene!”. Non solo, le dice di sentirsi “uscire pazza”, di aver detto a Giampaolo “che è uno psicopatico e che si dovrebbe far curare”. 

RISCHIO DI REITERAZIONE DEL REATO – E secondo il giudice “vi sono fondate ragioni per sostenere l’esistenza di un concreto ed attuale pericolo per la reiterazione di reati analoghi”.  

 

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