I Giovani Democratici hanno un nuovo Segretario

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Dopo un lungo e acceso congresso regionale, durato quasi due anni anche a causa dello stop causato dalla pandemia, i Giovani Democratici Puglia hanno un nuovo segretario. L’organizzazione giovanile del PD, infatti, ha scelto Matteo Birtolo come guida regionale: intervistato dalla nostra redazione, ha parlato delle sue priorità nel mandato che ha appena assunto.
La sua elezione arriva al termine di un Congresso combattuto e aspro. Quali le sfide che si pone adesso?
“Anzitutto ringrazio per aver posto attenzione alla nostra organizzazione. Mi sia consentito spostare l’asse del problema: la sfida non riguarda il “rilancio della giovanile”, che può avvenire in molti modi, quanto piuttosto la piattaforma che vogliamo costruire, gettando le fondamenta per il nuovo slancio per quelli che saranno i Giovani Democratici del futuro. Dopo anni di immobilismo ritengo disonesto intellettualmente far finta di nulla e “partire”. Come ho già detto ai segretari provinciali, occorre ripensare gli aspetti cardine di un partito: il pensiero e l’agire. Riprendere le fila “del pensiero” oggi rappresenta una necessità impellente, dal momento che avanzano le disuguaglianze, aumentano i poveri, cresce il lavoro precario: tutto ad un tratto ci siamo accorti che i lavoratori sono poveri”.
Una situazione senza dubbio esacerbata dalla pandemia…
“Tutti, uscendo da casa, incontriamo questi drammi e in molti casi li viviamo noi stessi.
Riflettere apertamente su questi temi sconfessa ogni ambiguità culturale e ideologica e, di conseguenza, cambia il nostro agire. Ogni volta che ne parlo, penso a questa citazione di Don Tonino Bello che credo riassuma correttamente ciò che voglio dire: “Farsi ultimi significa, soprattutto, conoscere i meccanismi perversi che generano sofferenza”.
Eppure lei viene eletto in una fase in cui il sistema partitico sembra in difficoltà e fatica a farsi voce delle esigenze po‐polari. Quale il senso di una giovanile, in questo contesto?
“Sul sito del Partito Democratico è ancora possibile trovare alcune belle parole di Pierluigi Bersani, il quale diceva che <<per avere un grande partito abbiamo bisogno di una grande organizzazione giovanile>>, specificando come <<una organizzazione giovanile è il punto più alto di un partito è la parte più giusta più bella e formativa della politica. In altri tempi questa citazione sarebbe esaustiva ma oggi no. Le giovanili di partito hanno sempre “senso” e questo vale per ogni partito. Questo perché gli sguardi dei giovani hanno la necessità di essere rappresentati e questo è un monito che anche il Presidente della Repubblica ha voluto lanciare nel suo discorso di fine anno. I giovani vogliono essere protagonisti del loro presente e futuro, vogliono partecipare ai processi di formazione delle proposte, come dimostra la grande onda dei Friday for Future, delle m-nifestazioni studentesche, della lotta contro le disuguaglianze di genere e nella solidarietà espressa durante le rivendicazioni sindacali: il centrosinistra deve dare spazio”.
Una questione che apre anche al problema del rapporto con il mondo esterno…
“Questo è vitale per un’organizzazione come i GD, soprattutto per quanto riguarda quelle parti sociali che orbitano un periodo ben chiaro e lottano per difendere e ampliare i diritti civili e sociali. Appare naturale pensare che fare questo passaggio aiuterà noi ad aprirci su importanti riflessioni inerenti ai diritti sociali (sempre più sotto attacco) e i diritti civili (che in Italia faticano ad arrivare)”.

Oltre alle associazioni, però, c’è un mondo giovanile che nel complesso fatica ad essere rappresentato
“Facciamo fatica a rappresentare perché non riusciamo ad es-sere credibili e la nostra debolezza tende a riflettersi sulle istituzioni. È un problema che attanaglia tutti i partiti ma specialmente il centro sinistra. La ragione per cui siamo particolar-mente colpiti risiede nel fatto che le istanze che noi rappresentiamo appartengono a una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile. Occorre avere la forza di dire che sui diritti, ad esempio, non si contratta”.
Quali le altre priorità per il suo mandato?
“Per me esiste una sola priorità, quella di fare un partito nuovo. Citando su questo aspetto Alfredo Richielin, penso che fondamentale sia mettere le persone in condizione di esprimere le loro capacità, di lavorare e di riprodursi, di dare un senso alla convivenza e ai legami sociali: questo diventa condizione necessaria perché lo sviluppo globale sia sostenibile. Nell’ultimo anno, nel nostro partito, qualcosa sembra essere cambiato, anche se ancora non basta”.
La sua elezione avviene, in ogni caso, in un momento in cui il Partito Democratico locale è attanagliato da difficoltà e divisioni interne
“La comunità democratica è in salute, di questo ne sono convinto: anche quando c’è da adirarsi si fa sentire. In questi mesi ho battuto il territorio e ho incontrato tantissimi militanti, uomini e donne, che raramente si rispecchiavano nelle divisioni correntizie a cui siamo abituati. È un partito fatto da persone, giovani e meno giovani, che ogni mattina aprono la propria sede, pagano il canone d’affitto a fine mese e organizzano eventi culturali e politici utili ad approfondire temi complessi”.

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