Dott. Anelli: “Bufale salutistiche? ecco la verità”

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Come è noto, le bufale presenti in internet sono ormai numerosissime tanto che, molto spesso, le piattaforme social vengono scambiate per degli oracoli in grado di proferire verità indiscutibili. Sebbene non sia affatto così, stupisce comunque il sempre maggiore peso delle fake news per la cura della salute, con effetti spesso devastanti. A tal proposito, è stata promossa dalla Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) la campagna di sensibilizzazione “Una bufala ci seppellirà?”, avente proprio le scopo di combattere le bufale in tema di salute, specie quelle che si diffondono attraverso la rete. Tale campagna shock, presentata a Roma lo scorso 10 maggio, passa attraverso dei manifesti dove risaltano degli epitaffi campeggianti su altrettante lapidi, sovrastati da una croce. Sulla questione abbiamo ascoltato il nostro concittadino dott. Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei Medici di Bari.

È dunque partita la campagna nazionale contro le bufale salutistiche del web …

Sì, è una campagna pensata per creare disagio nella popolazione, dove l’immagine è quella di un epitaffio su una tomba che ricorda alcune delle bufale più grosse presenti nel web (ho usato il bicarbonato di sodio per curare il cancro; ho utilizzato una dieta di sei uova al giorno; ho acquistato un farmaco miracoloso sul web; non ho fatto il vaccino per paura dell’autismo). Sono le domande che più frequentemente la gente rivolge al web in relazione al cancro, alla dieta, all’utilizzo dei farmaci o dei vaccini, ottenendo tuttavia delle risposte non sempre in linea con le evidenze scientifiche. È dunque sempre opportuno consultare un medico: solo attraverso chi ha acquisito competenze in un percorso di oltre dieci anni di studi può fornire ai cittadini le risposte cercate e prendersi cura delle loro sofferenze e delle loro malattie.

In che misura tali “bufale sanitarie” attecchiscono nei fruitori della rete?

In base a un’indagine del Censis del 2016, gli italiani che utilizzano il web allo scopo sono circa 15 milioni, con il 30-40% rappresentato da ragazzi sotto i vent’anni. Si tratta dunque di una grossa percentuale di giovani che, nel momento in cui si confronta con un sintomo o un problema di salute, interpella il web.

Cosa spinge una qualsiasi persona a fidarsi del web piuttosto che di un medico?

Un po’ è l’abitudine; gli smartphone sopperiscono alle più svariate esigenze (ricerca di un taxi, di un cinema, ecc.) e, per i ragazzi, è così anche per la salute. Bisogna però sapere che se si sbaglia è difficile porre rimedio. Da qui la necessità di sensibilizzare la gente con una campagna shock di questo livello, dove si fa presente che per la salute è bene affidarsi ai professionisti del settore.

Qual è l’obiettivo atteso?

Non crediamo che il sistema possa in qualche maniera risolvere il problema; l’obiettivo è solo quello di far riflettere la gente. L’utilizzo della pubblicità come veicolo di messaggi sanitari, è stato oggetto di una serie di studi partiti in seno all’Ordine dei Medici di Bari, dove il gradimento e l’efficacia sono anche stati dimostrati da un’indagine svolta dal professor Mannheimer, indagine che abbiamo provveduto a pubblicare. In definitiva, lo strumento utilizzato è sicuramente valido per far insorgere nei cittadini interrogativi sulla salute, rammentando al contempo che le risposte fornite dal web non sempre sono in linea con le evidenze scientifiche.

Esiste un modo per discriminare in rete le notizie vere da quelle false?

È possibile affidarsi a dei siti attendibili; in Italia ne abbiamo messo su uno, www.dottoremaeveroche.it, dove compare una videata in cui è possibile cercare le risposte in relazione alle domande più frequentemente poste sul web. Si può procedere sia in ordine alfabetico, sia digitando direttamente la domanda in un’apposita sezione in cui saranno evidenziate delle schede con riassunte le risposte ai principali quesiti ricercati.

Si è recentemente svolta in loco la giornata della prevenzione …

Pur avendo ricevuto regolare invito, mi è stato impossibile partecipare alla manifestazione poiché non ero in sede. Per le prossime iniziative, potrei suggerire all’amministrazione di invitare tutti i professionisti del settore (medici, farmacisti), poiché si tratta di quegli operatori sanitari che lavorano in trincea ogni giorno.

[da La Voce del Paese del 12 Maggio]

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